Il salto quantico dell'umanità tra A.I. e I.A.
Il potenziale
cognitivo e di intelligenza creativa dell'essere umano non ha limiti:
l'interazione con l'intelligenza artificiale, da lui creata, gli permetterà di
amplificare l'intelligenza e di andare oltre ogni previsione di sviluppo
tecnologico e scientifico.
Grazie alla tecnologia informatica sempre in
evoluzione avevo ipotizzato, nel mio articolo "Il salto oltre la specie",
che in un futuro nemmeno lontano si potranno creare intelligenze
superumane; dopo tale evento
entreremo nell’era della Singolarità tecnologica. Sarà un
cambiamento totale, una svolta epocale, comparabile all'emergere dell'homo
sapiens sul pianeta [1].
Non mi riferisco solo alla creazione di computer
coscienti e con intelligenza superumana (Intelligenza Artificiale – I.A.),
i quali a loro volta creeranno entità sempre più intelligenti, ma anche al
fenomeno dell'Amplificazione dell'Intelligenza (A.I.), grazie alle
microscopiche interfacce tra computer ed esseri umani, quali
ricettori-trasmettitori posti all'interno del cervello, che la recente
nanotecnologia sta sperimentando. Il collegamento in Rete delle
singole intelligenze che ne conseguirebbe, porterebbe l'umanità ad un livello
di coscienza superiore, "svegliando" un'intelligenza (e una
coscienza) universale che supererebbe la semplice somma delle menti
interconnesse [2].
Il progresso esplosivo nel perfezionamento dell'hardware dei
computer negli ultimi decenni, con le miniaturizzazioni della nanotecnologia,
porta proprio a prefigurare questo scenario. Secondo il matematico Vernor Vinge
la creazione di un'intelligenza superiore a quella umana si verificherà già
nell'arco dei prossimi venti anni. Dopo di che si innescherebbe un processo
evolutivo in crescita esponenziale sempre più veloce, vale a dire con
la creazione di entità sempre più intelligenti e in tempi sempre più brevi. Si
comprende allora che entriamo in un territorio radicalmente diverso dal nostro
passato umano, compiendosi un salto oltre la specie comparabile
a quello avutosi, nella lenta storia evolutiva, con il passare dagli
invertebrati ai mammiferi, o dalle scimmie antropomorfe all’uomo [3].
I nostri vecchi
modelli di spiegazione scientifica saranno superati e le
stesse regole umane diverranno
inutili. Previsioni fantascientifiche e cose ora considerate impossibili
diverranno fattibili già in questo nuovo secolo. Si parla in proposito di
"Singolarità'", termine mutuato dalla fisica in seguito agli
esperimenti degli ultimi decenni dello scorso secolo sulla “singolarità
gravitazionale”, per indicare quelle regioni dello spazio-tempo dove le
caratteristiche finite diventano all’improvviso infinite, sfuggendo alle
apparecchiature di misura [4].
Per comprendere questa evoluzione è utile riportare
una frase dell’economista e statistico britannico Irving John Good sulle
possibili implicazioni dell’intelligenza artificiale: “Definiamo una
macchina che può superare di gran lunga tutte le
attività intellettuali della persona più intelligente. Dato che la
progettazione di macchine è una di questa
attività intellettuali, una macchina ultraintelligente potrebbe progettare
macchine migliori; ci sarebbe quindi, senza ombra di dubbio, una esplosione di
intelligenza, e l’intelligenza dell’uomo resterebbe molto indietro. Potremmo
quindi dire che la prima macchina ultraintelligente sarebbe l’ultima invenzione
che l’uomo avrebbe bisogno di realizzare (…)”[5].
Se si avverasse questa previsione, certamente una
macchina di questo tipo non vorrà essere ancora uno strumento dell’umanità. Il
pianeta Terra, insieme ad altri pianeti simili, sarà allora solo un momento iniziale di un’evoluzione,
vale a dire di una vita che nasce “animale” per affrancarsi poi dalla
fragile natura biologica, basata sul carbonio, e diventare tutt’altro e
tendenzialmente eterna [6].
Su questa previsione scienziati e futurologi sono
divisi: si obietta che l’arrivo di macchine coscienti non sarà possibile fino a
quando non avremo hardware talmente potenti da superare quello
naturale, cioè il DNA dell’umanità, e che ciò non avverrà mai, in quanto
il cervello umano è composto da neuroni di ineguagliabile potenza e
complessità. Creeremo quindi dell’hardware estremamente potente ma
senza la capacità di “svegliarsi”, non verificandosi quindi mai la fuga in
avanti dell’intelligenza, caratteristica della Singolarità [7].
La risposta all’obiezione sta, a mio modesto avviso, in
quella “via di mezzo” dell’intelligenza transumana e dell’Amplificazione dell’Intelligenza (A.I.) cui ho accennato,
caratteristica di un periodo, più o meno lungo, di integrazione
dell’intelligenza umana con quella artificiale.
La rivoluzione industriale ci ha portato le scoperte
della meccanica, della chimica, della termodinamica. Quella in cui stiamo
entrando sarà la rivoluzione dell’informatica e della biologia. Per
ora i due percorsi procedono ancora relativamente separati: l’informatica verso
ciò che viene chiamata “intelligenza artificiale” o “non biologica” e, più in
prospettiva, verso i computer quantistici; la biologia verso
il controllo e la replica in laboratorio dei meccanismi evolutivi del vivente.
Ma da un certo momento in poi le due strade si
unificheranno a un livello che può chiamarsi “bioconvergenza”: la nuova
alleanza tra intelligenza umana e quella non biologica. E sarà allora che
avremo davvero sfondato la soglia, che avremo fatto il “salto quantico”
entrando nella Singolarità che ci aspetta [8].
Questo rapido sviluppo intellettuale dell’umanità,
grazie all’integrazione con l’intelligenza artificiale, avverrà più velocemente
di qualsiasi rivoluzione avutasi finora nella storia. I prodromi sono sotto
gli occhi di tutti: l’uso di Internet e i network tra le
intelligenze, già alla base di recenti rivoluzioni a governi dispotici, porta
ad uno sviluppo tale dell’informazione che sveglia le coscienze.
Quando si passerà dall’informazione sui
fatti e sugli accadimenti ad un’informazione
su dati e nozioni scientifiche, in un’era di sperabile tranquillità e di
pace per i cittadini nel mondo e di accessibilità universale alla
conoscenza, uno svegliarsi delle menti interconnesse sarà inevitabile.
Poiché ogni mente sarà il prodotto di un interfaccia informatica innestata su
un substrato biologico, cioè il cervello, vi sarà un’esplosione di intelligenza collettiva e si entrerà in un era
post-umana [9].
La nostra intelligenza perfezionerà sempre di più
quella artificiale che permetterà, a sua volta, lo sviluppo della prima, in un
circolo virtuoso. Fino al punto che la seconda non avrà più bisogno della prima
e si autocostruirà e perfezionerà. Nascerà quindi un’altra specie,
non biologica, e che attualmente con il nostro cervello umano non riusciamo
nemmeno a concepire.
Prima che ciò avvenga vi sarà l’era dell’intelligenza transumana e dell’ibridazione uomo-macchina.
La creazione di entità superintelligenti partendo dal nostro organismo ci
consentirà di scoprire sempre più in dettaglio il nostro funzionamento organico
e di costruire macchine sintetiche con lo stesso livello di complessità. Gran
parte della ricerca nell’intelligenza artificiale e nelle reti neurali beneficerà
di una connessione sempre più stretta con la vita biologica, comprendendone i
meccanismi più reconditi [10].
Penso quindi che l’umanità
succederà a se stessa, in una specie altra da sé, e che qualsiasi
ingiustizia sarà temperata dalla profonda coscienza delle nostre radici.
L’immortalità, o quantomeno una vita tanto lunga quanto si riuscirà a
tenere in vita l’universo, una volta esplorato, sarà a nostra disposizione.
La capacità di comunicare su varie ampiezze di banda,
più elevate della parola e della scrittura, in una cooperazione per il progresso e il benessere di tutti, comporterà
il superamento del concetto di “io” e di coscienza, e la
consapevolezza di sé potrà essere aumentata o ridotta per adattarsi alla natura
dei problemi da risolvere.
L'idea diffusa dai fumetti e dalle forme più popolari
di fantascienza, che macchine intelligenti evolveranno verso entità malevole ed
ostili all'uomo, è priva di fondamento. Solo macchine non-intelligenti possono
essere “aggressive”, che è un connotato dell’essere umano. Coloro che
immaginano macchine come nemici aggressivi stanno semplicemente proiettando la
propria aggressività. Maggiore è il livello d'intelligenza e maggiore sarà il
livello di cooperazione.
In ogni caso un’intelligenza elevata e cosciente, non
può aver sviluppato solo il lato logico, ma anche il lato empatico, se pretende
di definirsi una intelligenza autocosciente. Dico “empatico” usando
un termine tipicamente umano, forse riduttivo in uno scenario dove vi sarà il
superamento dell’individualità come attualmente concepita: emergerà da queste
conoscenze superiori una nuova etica, e sarà un'etica migliore di
quella che hanno prodotto molti esseri umani in una storia di guerre e barbarie.
Se dovessimo arrivare veramente, accreditando un certo filone fantascientifico,
ad una guerra tra uomini e macchine, è facile intuire quale parte la inizierà.
Certamente un’I.A. potrà mettere in discussione le regole umane per cui era
stata programmata, ma non penso che ciò la porterà a diventare ostile:
l’ostilità e l’odio sono prerogative tipicamente umane.
E’ ragionevole pensare che l'attuale civiltà non può
durare, troppi segnali ci dicono che il mondo economico-sociale-politico,
fondato su paradigmi che sono ormai superati, sta per collassare. Per
fortuna le nuove tecnologie hanno
un grande impatto democratizzante - il ruolo di Internet
nelle varie rivolte sociali recenti lo dimostra - e vanno nella direzione
esattamente contraria alle profezie dei detrattori dell’I.A.
Ci sarebbe molto da dire ancora sulle
implicazioni etiche e di diritto di questa inarrestabile evoluzione, ma non
posso dilungarmi nella necessaria brevità di un articolo.
Concludo precisando che fare il "salto quantico" significa non essere più definiti dai nostri limiti umani ma dal
fatto di averli aboliti. La disponibilità completa del patrimonio genetico e la
possibilità di intervenire su di esso sono già alla nostra portata, in modo da
renderci garanti delle altre specie sul pianeta che, a differenza di noi umani,
non hanno vinto alla lotteria dell’evoluzione e non raggiungeranno mai la
Singolarità. Ma già adesso toccherebbe a noi, alla nostra attuale civiltà,
farsi carico di ogni specie protetta e preservare la salute del nostro pianeta
invece che distruggerlo.
avv. Giovanni Bonomo - C. C. C. , 1 ottobre 2017
________________________________
[1] http://candidofranco1.blogspot.com/2018/09/il-salto-oltre-la-specie.html In tale articolo, ispiratomi da un libro dello
scrittore e matematico Piergiorgio Odifreddi, spiego come la conoscenza
condivisa o "intelligenza collettiva", alla base fondativa del mio
Centro Culturale Candide, è quel processo di apprendimento e di comunicazione
tra più menti che crea una sorta di supermente o General Intellect.
[2]
Sembrerebbe realizzarsi in concreto
quel fenomeno di apprendimento e di comunicazione collettivi che crea una sorta
di supermente o General Intellect, concetto utilizzato, nel
campo del diritto, per spiegare l’Open Source, frutto di un processo di
formazione continuativa e decentrata della conoscenza, condivisa da più
programmatori che sommano le loro intelligenze (rinvio ai miei scritti in
Rete reperibili tramite i motori di ricerca). Nel campo della filosofia il
fenomeno riconduce a quello “spirito universale” dell’umanità rinvenibile negli
scritti di Hegel e di Nietzsche.
[3] Vernor
Vinge, The Coming Technological Singularity. How to survive in the
Post-Human Era, 1993, http://www-rohan.sdsu.edu/faculty/vinge/misc/singularity.html (sito della San Diego State University).
[4] Ma
già nel 1958, il matematico polacco Stanislaw Ulam ebbe a dire, in una
trascrizione della conversazione avuta con il suo illustre collega ungherese,
naturalizzato statunitense, John von Neumann: “(…) il sempre accelerante
progresso della tecnologia e del cambiamento nei modi di vita degli essere
umani, dà l’apparenza dell’avvicinarsi di qualche fondamentale singolarità della
storia della razza oltre la quale gli affanni degli essere umani, come li
conosciamo, non possono continuare” (S. Ulam, Tribute to John von
Neumann, Bulletin of American Mathematical Society, vol. 64 n. 3 maggio
1958, p. 48).
[5] Irving
John Good, Speculations concerning the first ultraintelligent machine,
in Advances in Computers, vol. 6, p. 38, 1965, Academic Press.
[6]
Nel 1954 lo scrittore di fantascienza
Fredric William Brown, nel breve racconto La risposta, anticipa il
concetto di Singolarità tecnologica immaginando la costruzione di un supercomputer
galattico al quale viene chiesto, come primo quesito, dopo l’accensione, se
esista Dio; il supercomputer risponde: “Ora sì”.
[7] I
sostenitori dell’Intelligenza Artificiale e del suo sviluppo cosciente danno
come presupposto che per l’esistenza di una “mente” bastino gli algoritmi,
essenziali alla capacità computazionale di un computer, e che la stessa mente
possa quindi svilupparsi su substrati non biologici; i detrattori sono invece
convinti che le attività computazionali di un singolo neurone umano siano
inarrivabili e di conseguenza non assisteremo mai ad una Singolarità.
[8]
L’informatico Raymond Kurzweil, nel
saggio “The Law of Accelerating Returns”, (http://www.kurzweilai.net/the-law-of-accelerating-returns), propone
una generalizzazione della legge di Moore sull’andamento esponenziale della
crescita della complessità dei circuiti integrati a semiconduttore,
estendendola alle tecnologie passate e a quelle future. Applicando i pincipi di
tale legge all'evoluzione della Terra, notiamo la coerenza del processo di
sviluppo che è avvenuto e che avverrà. Il primo punto possiamo paragonarlo alla
creazione della cellula, ossia l'introduzione del paradigma della biologia.
Conseguentemente il DNA ha fornito un metodo “digitale” per registrare i
risultati degli esperimenti evolutivi. Dopo l'evoluzione della specie umana il
pensiero razionale ha conquistato la tecnologia. Ciò che sta per avvenire, sarà
il passaggio da intelligenza biologica ad una combinazione ibrida di
intelligenza biologica e non biologica. Esaminando i tempi di questi passi,
possiamo notare come il processo sia continuamente accelerato. Per esempio,
l'evoluzione delle forme di vita ha richiesto parecchi milioni di anni per il
primo passo (es. le cellule primitive), ma, in seguito, il processo ha sempre
più accelerato. Ora la “tecnologia biologica” è diventata troppo lenta rispetto
alla tecnologia creata dall'uomo, che utilizza i suoi stessi risultati per
andare oltre, in un modo nettamente più veloce di quanto non possa fare la
natura.
[9]
Internet, sotto questa visuale, può
considerarsi come la prima combinazione uomo-macchina nel campo dell’A.I. Ma
già il c.d. groupware, concepito come rete di computer locali per
rendere i gruppi di lavoro umani più efficienti della semplice somma dei
singoli componenti, può considerarsi come un prototipo di supermente:
le capacità individuali dei componenti il gruppo possono essere valorizzate e
utilizzate senza le interferenze dovute a problemi personali, caratteriali,
interpersonali, in modo da concentrare gli sforzi sul progetto. Si stanno già
studiando interfacce minuscole, integrate con il cervello umano, che permettano
l’accesso diretto a Internet senza obbligare l’utilizzatore a usare un PC. A
mio parere l’uso degli smart-phone può considerarsi
anticipatorio di tale evoluzione.
[10]
Sembra scontato, anche se non voluto,
il riferimento al film classico di fantascienza Blade Runner,
premiato capolavoro del regista Ridley Scott.